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Salute-mentale-e-Burnout-cos’è

Salute mentale e Burnout, cos’è

Con il termine burnout si indica la condizione di stress cronico provocata dal lavoro eccessivo. Il termine, infatti, si traduce in italiano con le parole “esaurito” o “bruciato”. Si tratta di un fenomeno in forte aumento, dati i ritmi di lavoro sempre più logoranti. Alla sindrome di burnout si associano una serie di sintomi. Inoltre, alcune categorie di lavoratori risultano essere più vulnerabili rispetto ad altre. In seguito cercheremo di capire meglio come si manifesta la sindrome.

Burnout: cos’è

Come dicevamo, la sindrome di burnout è in netto aumento negli ultimi anni, soprattutto nei paesi industrializzati, dove i ritmi lavorativi sono diventati estremamente frenetici. Il termine, però, non è nato recentemente: la sua diffusione si ebbe già a partire dagli anni ‘30 per riferirsi all’incapacità degli atleti di mantenere le loro prestazioni ad un alto livello. L’espressione è entrata a far parte del mondo psichiatrico grazie a C. Maslach, il quale fu il primo a dare una definizione del fenomeno. Nello specifico, la psicologa sociale statunitense definì burnout la sindrome di esaurimento emotivo e fisico causata dallo stress cronico. Di recente, anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha inserito la sindrome nella Nuova Classificazione Internazionale delle Malattie.

Le diverse fasi della sindrome

Il burnout si manifesta in diverse fasi. Nella prima, definita anche preparatoria, il lavoratore è molto motivato e impiega tutte le energie per raggiungere gli obiettivi. In questa fase, il soggetto tende anche a trascurare i propri bisogni affettivi per dare il meglio di sé. A lungo andare, però, tale prestazione comporta una crescente insoddisfazione, fino a portare alla seconda fase, detta di stagnazione, nella quale inizia ad emergere un senso di delusione.

Il peggioramento si ha quando il lavoratore si percepisce come inadeguato e sfruttato, caratteristiche tipiche della terza fase, detta fase di frustrazione, nella quale emerge anche il risentimento non solo verso i propri superiori, ma anche verso colleghi e clienti. Talvolta, la condizione può sfociare anche in atteggiamenti aggressivi. Nell’ultima fase, ovvero quella del disimpegno emozionale, emerge un profondo senso di apatia nei confronti della professione, una perdita totale di interesse verso le attività quotidiane.

I sintomi del burnout

Durante le varie fasi che abbiamo appena elencato possono emergere diversi sintomi, tipici della sindrome di burnout. I più comuni, definiti anche dall’OMS, sono il calo dell’efficienza lavorativa, l’aumento della sensazione di sfinimento e l’aumento del cinismo sul lavoro. Possono poi sopraggiungere stanchezza, mal di testa, tensione e calo di fiducia. Come abbiamo visto, nella fase finale emergono anche rassegnazione e abbattimento. Nei casi più gravi, la sindrome di burnout può essere anche alla base di una condizione depressiva.

Le categorie di lavoratori più a rischio

Alcuni settori lavorativi risultano essere maggiormente a rischio rispetto ad altri. In generale, i lavoratori più colpiti sono quelli che hanno un maggiore contatto con le persone, ovvero le cosiddette “helping professions”. Ad esempio, rientrano in questa categoria le professioni in ambito sanitario e assistenziale, come i medici, gli psicologi, gli operatori OSS, ma anche insegnanti e vigili del fuoco. Tuttavia, è bene specificare che l’insorgere della sindrome dipende anche dalla sensibilità allo stress dei singoli soggetti, indipendentemente dalla categoria di appartenenza. Infatti, tra i soggetti più a rischio di sviluppare la sindrome ci sono soprattutto quelli con un carattere più introverso o che chiedono troppo da sé, tendendo a dare troppa importanza al lavoro e trascurando tutto il resto.