Sindrome da stanchezza cronica: come recuperare le energie
La Sindrome da Stanchezza Cronica, o Sindrome da Fatica Cronica (CFS – Chronic Fatigue Syndrome) è un disturbo caratterizzato dalla fatica cronica persistente per almeno 6 mesi e di una serie di sintomi piuttosto eterogenei fra loro, per cui gli esami non abbiano rilevato cause scatenanti evidenti, né psicologiche, né fisiche. A soffrirne sono per lo più le donne e l’incidenza della malattia è stimata tra lo 0,4% e l’1%.
Quando parliamo di CFS, non intendiamo la stanchezza normale che può colpire chiunque dopo periodi particolarmente stressanti: solo una piccola percentuale di coloro i quali si dichiarano affetti da sindrome da stanchezza cronica ne sono effettivamente colpiti. Purtroppo i sintomi di questa malattia sono reali e spesso invalidanti.
Nonostante non ci sia un’effettiva evidenza scientifica che ne dimostri le cause, sono state formulate varie ipotesi provando a collegare i diversi casi. Le cause più probabili sembra che possano essere le seguenti: un’infezione di tipo virale, difetti del sistema immunitario, fattori genetici e problemi di natura psicologica.
Il sintomo principale della CFS è l’astenia, questo stato di debolezza generalizzato che impedisce l’attività fisica e che si accentua dopo un particolare sforzo fisico o sotto stress. Altri sintomi comuni sono la difficoltà a concentrarsi, l’insonnia, la cefalea, e dolori articolari, muscolari e addominali sparsi. Visto il probabile coinvolgimento psicologico, è possibile che il soggetto possa risultare depresso.
La diagnosi, come anticipato, è complicata. Non vi è un esame specifico per evidenziare l’insorgere della malattia, per cui solitamente si procede con l’escludere una serie di patologie che possono presentare sintomi più o meno simili, come ad esempio l’anemia, problemi ai reni o disturbi della tiroide.
Considerata l’impossibilità di individuare l’effettiva causa scatenante, non esiste ancora una cura specifica per guarire dalla sindrome da stanchezza cronica. Esistono, però, alcuni rimedi che riescono ad attenuare i sintomi e in alcuni casi a guarire il paziente: in primis la terapia cognitivo-comportamentale che, visto lo stretto collegamento con l’aspetto psicologico, va a lavorare sugli aspetti mentali e consente al paziente di controllare i sintomi; poi troviamo l’attività fisica graduale, basata su esercizi a difficoltà e intensità crescente, riabilitando a poco a poco il corpo; infine c’è la possibilità di ricorrere a terapie farmacologiche, basate principalmente su farmaci antidepressivi che richiedono la consulenza di uno psicoterapeuta.
In attesa che la medicina possa fare ulteriori passi avanti, l’unica strada percorribile è quella di affidarsi a medici specialistici che siano in grado di effettuare una corretta diagnosi e suggerire la terapia più indicata rispetto alle esigenze del paziente.