Cosa fare quando si frattura il mignolo del piede
Uno degli incidenti più frequenti, soprattutto tra quelli che riguardano l’ambito domestico, ma più in generale nel campo della traumatologia ortopedica, coinvolge il piede ed è la frattura del mignolo.
Quello che in anatomia è chiamato V Dito, nel linguaggio non ufficiale è anche chiamato mellino (o ancora minulo o minolo). La principale distinzione tra le dita dei piedi arriva a livello metatarsale, dove le 5 ossa disposte parallelamente tra loro, rappresentano la parte intermedia dell’arto e collegano le ossa tarsali con le falangi. Trattandosi del dito più esterno, più piccolo e più fragile del piede il mignolo è, di conseguenza, quello più esposto a traumi e incidenti.
Cause
La frattura del mignolo (ma più in generale di un metatarso), può avvenire conseguentemente ad un urto violento, come ad esempio nel caso di un oggetto che cade sul piede o di un movimento in avanti che provoca la collisione. Questo appena descritto è sicuramente il caso più frequente, ma il problema può verificarsi anche a causa di un eccessivo stress della zona (solitamente dovuto allo sport) oppure ad una malattia della struttura ossea, come può essere l’osteoporosi.
Sintomi
Il sintomo più evidente è quello di un forte dolore nella parte laterale del piede, tale da impedire anche la possibilità di camminare. Altri sintomi sono il gonfiore della zona, la presenza di un ematoma che interessi l’unghia o l’intero dito. Solitamente diventa quasi impossibile muovere il mignolo e, in alcuni casi, risulta evidente una malformazione dell’osso che evidenzi il trauma. La parte potrebbe risultare anche addormentata per il dolore, con conseguente formicolio della zona. In presenza di uno o più sintomi tra quelli elencati è consigliata una visita specialistica, soprattutto perché una diagnosi tempestiva dell’ortopedico può evitare danni più gravi e/o permanenti.
Tipologie
Le tipologie di frattura che interessano il piede possono essere diverse: si parla di frattura composta o scomposta se il frammento osseo rimane fermo oppure se si distacca, rendendo necessario un intervento; una frattura aperta (o esposta), invece, si verifica quando le ossa rotte vanno a lacerare pelle, legamenti e muscoli, risultando visibili all’esterno; infine si parla di frattura localizzata se ci riferisce ad un solo punto, combinata se sono coinvolti diversi punti.
Trattamento
Solitamente la diagnosi avviene attraverso una radiografia, oppure mediante una TAC o una risonanza magnetica (nel caso in cui sia necessario approfondire la situazione). Dopo aver consultato un medico è possibile che non sia necessario un trattamento particolare: nei casi meno gravi, può bastare riposo ed immobilizzazione dell’arto, con l’applicazione di ghiaccio per ridurre l’edema. In altri casi, invece, potrebbe essere necessario fissare il dito, legandolo al quarto dito per immobilizzarlo. Il gesso e/o dei tutori (che consentono di camminare), sono le alternative per evitare movimenti che possono impedire alla frattura di sanarsi. In presenza di frattura scomposte, esposte o combinate si può rendere necessario un intervento chirurgico con dei tempi di recupero che variano dai 20 giorni ai due mesi a seconda della gravità dell’infortunio e della reazione del paziente.